In occasione dei 100 anni dalla nascita, Palazzo Reale dedica all’artista veneziano una monografia in cui ripercorre il suo percorso; dagli esordi da autodidatta con l’adesione al Movimento antinovecentista Corrente e alle prime esposizioni alla Biennale del ’52, sino ai lavori più conosciuti degli anni ’60, che lo hanno avvicinato alla pittura di Jackson pollock.

Vedova si immerge nel movimento informale e realizza le sue opere più celebri, connotate da uno stile ben preciso; pennellate nervose e veloci, una tavolozza dominata dal nero e dal grigio, caos e linee ordinate si intrecciano sulla tela creando tensione e attribuendo al segno una forza emotiva.

“Il mio rapporto con l’opera è un rapporto di grandissimo malessere. Dipingere vuol dire trovarsi sempre senza fissa dimora, con i diavoli alle spalle che spingono avanti la tua mano, il tuo braccio, tutto il tuo corpo. Chissà che cosa si registra alla fine sulla tela: sgorbi, lava, sesso, impossibilità, sbarre, segni… un territorio imprendibile che mi cambia in continuazione davanti agli occhi come fosse abitato da un animismo tremendo” (Emilio Vedova).