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La Chiesa di Santa Maria Bianca della Misericordia è poco conosciuta dagli stessi milanesi, ma non ha nulla da invidiare ad altre chiese della città. Denominata anche Abbazia di Casoretto, dall’omonimo quartiere, si trova in Piazza San Materno, una di quelle deliziose piazze milanesi, se non fosse per il pesante caos cittadino.
La chiesa fa parte di un convento costruito nella seconda metà del Quattrocento sul terreno del nobile Pietro Tanzi per ospitare una comunità di canonici lateranensi. Fu lo stesso Tanzi a dedicare la chiesa a Maria Bianca, per distinguerla da altre chiese di pellegrinaggio poste all’entrata di Milano, costruite nello stesso periodo e dedicate alla Vergine: la chiesa di Santa Maria Nera, detta di Loreto (che non esiste più) e la chiesa di Santa Maria Rossa a Crescenzago.
La chiesa - realizzata su progetto dell’architetto Guiniforte Solari, lo stesso cui si deve la Chiesa di santa Maria delle Grazie - visse due secoli di grande splendore tra il Cinquecento e il Settecento: vivevano in essa una trentina di canonici, aveva una famosa biblioteca e, spesso, vi si recava l’arcivescovo Carlo Borromeo. Nel 1772, con la soppressione della canonica, iniziò il periodo di declino.
Bello il campanile che svetta alto e imponente, la facciata realizzata in cotto profilato (benché novecentesca) e - davanti al portale - un selciato in rizzada (i ciottoli di fiume levigati, tipici dell’area lombarda) che raffigura la rosa dei venti . ll chiostro con portico ad arcate sormontato da loggia a bifore è completo solo di due lati e conserva lapidi provenienti dalla chiesa stessa (oggi costituisce il cortile dell’oratorio). All’interno l’edificio presenta tre navate e nel transetto si può ammirare il bellissimo affresco della Vergine Bianca attribuito alla scuola di Pisanello (da solo merita la visita): una inusuale rappresentazione – quasi una miniatura - della Vergine, con i capelli lunghi e biondi sciolti sulle spalle, vestita con un abito bianco bordato d’oro, in adorazione del bambino disteso, nudo, sull’erba.
Inoltre, il trittico di Bevilacqua e - sopra il presbiterio - un crocifisso ligneo di notevole bellezza e di pregevole qualità artistica del primo Cinquecento.
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