"Le Signore dell'Arte" mostra a Palazzo Reale
Dopo la rassegna dedicata a Margaret Bourke-White, fotografa e giornalista americana celebre per i suoi ritratti in bianco e nero dei protagonisti della storia del secolo scorso, e dopo la retrospettiva sulle artiste russe d’inizio Novecento, il Palazzo Reale di Milano completa il ciclo di appuntamenti dedicati a “I Talenti delle donne” con una mostra originalissima, che vuole mettere a fuoco lo straordinario lavoro e l’incredibile vita di un’intera generazione di pittrici italiane, attive in un periodo cruciale per la storia dell’arte come quello compreso fra le molteplici strade del Manierismo e l’avvento del Barocco.
Attraverso un numero importante di opere, oltre 130, potremo apprezzare la vitalità di moltissime artiste del Cinquecento, per lo più sconosciute al grande pubblico, ma che in realtà non hanno nulla da invidiare ai loro “colleghi” maschi. Un antico ma pur sempre terribilmente attuale pregiudizio, unito ad un mercato dell’arte che già nelle sue prime forme avrebbe comunque privilegiato le botteghe di artisti uomini, ne ha oscurato per secoli il valore e le esistenze, destinando ad un ruolo secondario personalità esplosive come Sofonisba Anguissola, stimata da Michelangelo e poi celebrata dal grandissimo pittore fiammingo Van Dyck, o come Artemisia Gentileschi, figlia di Orazio, di formazione caravaggesca, salita alla ribalta delle cronache dell’epoca più per una terribile violenza subita fra le mura di casa che per le sue naturali doti di ritrattista. Un destino insomma ingiusto a cui però mostre come questa restituiscono, seppur in parte, l’onore e la meritata ammirazione da parte di chi sa riconoscere talento e vitalità, al di là dei generi.
Accanto a questi due nomi, in realtà i più conosciuti all’interno di questo variegato panorama femminile, si potranno conoscere i percorsi di artiste invece quasi dimenticate, quali Lavinia Fontana ed Elisabetta Sirani, ragazze bolognesi impegnate a dipingere soggetti della mitologia classica, misurandosi su un tema altamente “femminile” come il taglio della testa di Oloferne da parte di Giuditta, eroina biblica ed alter ego ideale di ogni donna che prenda coscienza di sé e delle proprie potenzialità.
Sarà poi una bella sorpresa vedere quanto la tecnica e l’arte siano passate di padre in figlia, scoprendo per esempio il lavoro di Marietta Robusti, conosciuta anche con il soprannome di La Tintoretta, perché figlia di Jacopo, il Tintoretto, e le nature morte di Fede Galizia, erede del noto miniaturista Nunzio.
Alle pareti delle sale si potranno trovare persino opere mai esposte prima al pubblico, e stiamo parlando dei dipinti di Claudia del Bufalo, nobile romana, e di Giovanna Garzoni, decoratrice di Ascoli che ha lavorato un po' in giro per tutta la Penisola.
Certo l’elenco è davvero lungo, e la visita ci permetterà di approfondire o incominciare la conoscenza di Ginevra Cantofoli, di Lucrezia Quinistelli della Mirandola o di Irene di Spilimbergo, - tanto per citare qualche nome da una rosa di 34 artiste esposte ed in arrivo da diverse collezioni nazionali ed europee - donne, artiste, ma anche imprenditrici di loro stesse, comunque in grado di tracciare una linea ben marcata fra le vicende artistiche post-rinascimentali.
D’altra parte, proprio la parola “Arte” è un meraviglioso sostantivo singolare femminile.