Il Vicolo dei Lavandai

Andiamo a sciacquare i panni al Naviglio!
Tranquilli la quarantena non ci sta facendo diventare folli 😅
Abbiamo preso in prestito, rivisitandola, una celebre frase del Manzoni per raccontarvi del Vicolo dei Lavandai.

Sicuramente, passeggiando lungo il Naviglio Grande, vi sarà capitato di vedere, in una stradina secondaria, una tettoia in legno; si tratta di una centrifuga dei primi del Novecento, usata dagli abitanti della zona come lavatoio per indumenti e biancheria. Pensate che rimase in attività fino alla fine degli anni ’50!

Il vicolo è un luogo incantevole dove possiamo tornare indietro nel tempo e immaginare le lavandaie, chine sulle loro ginocchia appoggiate ai “brellin” di legno, intente a strofinare i panni sulle pietre. Accanto al ruscello (el fossett, in dialetto milanese) dove si lavavano i panni, c’era la drogheria che vendeva i detersivi usati dalle lavandaie, il cui ingrediente principale era il “palton”, una pasta semidensa a base di cenere, sapone e soda.

Forse molti non lo sanno, ma il Vicolo è dedicato ai lavandai e non alle lavandaie; questo perché nell’Ottocento chi si occupava del servizio di lavaggio erano gli uomini, organizzati nella confraternita dei Lavandai di Milano.
Uomini prendete nota! 😉
La confraternita risale al 1700 e ha come protettore Sant’Antonio da Padova; a lui è dedicato un altare nella chiesa di Santa Maria delle Grazie al Naviglio, situata a 100 metri circa dal Vicolo dei Lavandai.

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