5 luoghi insoliti di Milano

Cinque posti insoliti e poco conosciuti a Milano

1) La Casa delle lumache e delle aragoste – via Guido D’Arezzo 5
Se amate lo stile Liberty, Milano è il posto giusto per apprezzarne le fantasie. Basterebbe una passeggiata in zona Palestro per riscoprire i fregi floreali che impreziosiscono palazzi e portoni, o anche un giro attento fra i sepolcri del Cimitero Monumentale, e sostare magari nel parco di Largo Marinai d’Italia, ammirando la famosissima Palazzina Liberty.

Eppure ci sono molti angoli in città dove si nascondono diversi e notevoli esempi di questa versione lombarda della art noveau transalpina, fatta di decorazioni in ferro battuto, stucchi e vetri colorati: per esempio in zona Corso Vercelli, più precisamente in via Guido d’Arezzo all’angolo con via Scarpa, ci si può ritrovare di fronte ad un edificio del 1920, Casa Frisia, meglio conosciuta come la Casa delle Lumache e delle Aragoste, proprio perché la facciata è costellata da motivi naturali e piccole sculture in cemento che riproducono piccoli animali di terra e di mare. Restaurato di recente, il palazzo è di notevole interesse anche per una torretta con base ottagonale che si affaccia all’incrocio delle due strade.

2) Il Castello di Carte – via Berengario 8
In zona Citylife la vita di solito è sempre frenetica e di solito gli eventi mondani portano molte persone fra le strade di questo avveniristico quartiere. Chissà allora quante volte siete passati in via Berengario e non vi siete proprio accorti di trovarvi di fronte ad un Castello. Ebbene sì, ci sono dei veri e propri castelli in città! E nel nostro caso, due in uno! Una villa simile in tutto e per tutto ad un maniero, Villa Pozzi, sorta intorno agli anni Trenta del secolo scorso, ospita nel suo bel giardino un’installazione di arte contemporanea. Un gigantesco castello fatto di carte da gioco svetta dietro le ringhiere, illuminandosi con colori al neon nelle notti d’estate.

Un intervento insolito ma anche magico, pensato e voluto da due grandi stilisti, Ottavio Missoni ed Elio Fiorucci, per celebrare la creatività meneghina ed accogliere con effetti speciali i visitatori della villa, oggi sede di una galleria d’arte. 

3) La palla del cannone – Corso di Porta Romana 3
La nostra città è stata spesso duramente colpita e ferita da invasioni, guerre e bombardamenti, ma si è distinta per l’eroismo dei suoi cittadini, in particolar modo durante le famose Cinque Giornate del 1848, quando Milano si sollevò contro le truppe austriache di Radetzky per cercare di unirsi al Regno di Sardegna di Carlo Alberto.

Oltre alle strade ed ai monumenti dedicati a condottieri e statisti protagonisti del Risorgimento, incastonata come fosse un gioiello nella parete di Palazzo Acerbi, si trova una testimonianza sorprendente di quella Primavera: sotto un balconcino, ecco una vera e propria palla di cannone sparata, come recita la piccola targa commemorativa, esattamente il 20 marzo 1848! 

4) La Fontana dell’Acqua Marcia
Forse i Romani si sono trovati molto bene nella nostra città perché anche qui al Nord hanno trovato una delle loro attrazioni preferite: l’acqua termale! Ebbene sì, Milano ne è piena, ma questo già lo sappiamo, però magari sono meno conosciute le tre fontane costruite a metà del XX secolo, piccoli altari in pietra dalla forma ottagonale che raccolgono i flussi sulfurei provenienti da alcune falde sotterranee.

Rigorosamente non potabile, quest’acqua veniva spesso utilizzata dai milanesi come farmaco alternativo per alleviare dolori e piccoli fastidi. Soprattutto andando a riempire la propria brocca vicino alla sorgente del Parco Sempione, più centrale rispetto a quella di viale Piceno, ma sicuramente non ben “confezionata” come quella di Piazza Sant’Angelo, dove un San Francesco in bronzo è ritratto mentre parla con dei piccoli uccellini.

5) La Cappelletta di Lambrate
Un vero e proprio miracolo ha protetto durante la Seconda Guerra Mondiale questo piccolo altare di quartiere!  Situata tra via Bertolazzi e via Conte Rosso, la Cappelletta ha infatti resistito al bombardamento sulla città del 1943: gli abitanti della zona dicono che una bomba si è appoggiata sul piccolo tetto di questa edicola senza però scoppiare! D’altra parte già quando i milanesi scapparono verso le campagne dopo l’arrivo delle truppe del Barbarossa nel 1100, trovarono questo piccolo edifico religioso ad accoglierli ed a indicargli la giusta via per la salvezza.

Sul finire del XXVI secolo, poi, di fronte alla cappelletta l’amatissimo arcivescovo ( e poi fatto santo) Carlo Borromeo era solito recitare la messa per i meneghini che scappavano dall’epidemia di peste che stava affiggendo l’intera città.

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